Riparare lo smartphone è un diritto degli utenti: ecco perché richiederlo
Negli ultimi dieci anni, gli smartphone sono diventati una parte essenziale della nostra vita. Spesso sono una fonte di intrattenimento, o semplicemente il nostro modo per entrare in contatto con amici e persone care. Eppure, allo stesso tempo, questi costosi gadget tecnologici sono diventati usa e getta. Gli smartphone sono sempre più difficili da riparare, le batterie rimovibili non si sa più che cosa siano e gli aggiornamenti software sono spesso troppo pochi. Come consumatori, dovremmo richiedere il diritto alla riparazione e fermare questo questo fenomeno del prodotto "usa e getta".
Il mercato degli smartphone è in crisi. Molteplici teorie sul perché sono già state poste (mancanza di innovazione, design omogeneo e prezzi in aumento), tuttavia, una cosa è chiara: i produttori dipendono dal fatto che i consumatori "aggiornano" regolarmente il loro dispositivo acquistandone uno nuovo ogni anno. Questo è il motivo per cui il diritto alla riparazione non è esattamente nel loro interesse. Tim Cook, ad esempio, ha ammesso apertamente che le persone che tengono i loro dispositivi più a lungo ha influenzato i profitti di Apple.
Il diritto alla riparazione
Non sorprende quindi che la società di Cupertino abbia esercitato pressioni contro la legislazione in materia di riparazioni e abbia citato in giudizio i centri di riparazione indipendenti. Per coloro che non hanno familiarità con l'argomento, dovete sapere che il diritto di riparazione è un movimento che ha come obiettivo principale quello di richiedere ai produttori di elettronica di consumo di rendere disponibili i manuali di riparazione dei propri prodotti e di vendere liberamente i relativi pezzi di ricambio, il software diagnostico o gli strumenti necessari alla riparazione. su tratta di una pratica che i produttori di automobili negli Stati Uniti sono già tenuti a fare.
Dunque, per quale motivo questo movimento sarebbe un affronto ai produttori di smartphone? Apple sostiene di voler proteggere la sua proprietà intellettuale. Tuttavia, a mio parere, la motivazione è ben diversa. Infatti, far riparare lo smartphone presso un negozio di terze parti tende a tagliare una fonte di reddito dell'azienda, soprattutto perché le riparazioni fuori garanzia non sono affatto economiche. Allo stesso tempo, non è difficile vedere un potenziale conflitto di interessi: se i consumatori possono rivolgersi ai soli centri di assistenza appartenenti al produttore, l'obsolescenza programmata può diventare una strategia di business piuttosto attraente.
Se pensate che, in quanto utenti Android, questo movimento possa non riguardarvi, vi consiglio di ripensarci. Molti dei grandi nomi tra i produttori Android non hanno una strategia diversa. Anch'essi producono dispositivi difficili da riparare, quasi impossibili da smontare (a causa delle parti incollate) e non forniscono manuali di riparazione. Le batterie rimovibili sono tranquillamente scomparse anche in questo caso, presumibilmente in nome dell'impermeabilizzazione (ma ricordiamo che dispositivi come il Samsung Galaxy S5 erano in qualche modo in grado di gestire entrambe le cose). Anche qui non è possibile acquistare pezzi di ricambio ufficiali dalla casa madre o da rivenditori terzi. L'unica eccezione è Motorola, che fornisce i propri kit di riparazione ufficiali e i relativi pezzi di ricambio.
Naturalmente, c'è un anche da considerare che, generalmente, il consumatore medio non è in grado di riparare da solo uno smartphone, ma è anche vero che al momento non gli è nemmeno permesso di provare. A mio parere, dovremmo opporci, soprattutto perché i prezzi degli smartphone sono in costante aumento. Gli attuali flagship costano migliaia di euro e anche i dispositivi di fascia media a volte raggiungono prezzi che solo due anni fa sarebbero stati accettabili per un telefono di fascia alta. Tuttavia, essere costretti ad "aggiornare" ad una versione leggermente migliorata del dispositivo che si possiede già ogni due anni o giù di lì non è un male solo per il portafoglio. Infatti, è anche terribile per l'ambiente, dal momento che la maggior parte degli smartphone non possono essere completamente riciclati.
Il diritto ad un software libero da bloatware
Anche se raramente menzionato, il software gioca un ruolo importante. Dopo il calo della durata della batteria, la mancanza di aggiornamenti del sistema operativo è una delle ragioni principali per cui ho sentito parlare di nuovi acquisti. In questo settore, i produttori di dispositivi Android si comportano addirittura peggio di Apple. Secondo la distribuzione Android, il 21% degli utenti possiede uno smartphone che fa girare Marshmallow, un altro 28% con Nougat e solo il 18% circa fa girare Oreo, nonostante Android 9 Pie sia disponibile già dallo scorso anno e Android Q sia già in lavorazione.
E che dire del root del dispositivo e/o dell'installazione di una ROM personalizzata? È ancora oggi un'opzione, giusto? Beh, no se si intende mantenere intatta la garanzia. HTC, ad esempio, ha permesso il root senza invalidarla, ma successivamente è poi tornata sui suoi passi.
Per quanto Samsung, invece, questa afferma che la garanzia limitata standard non copre "difetti o danni derivanti da manutenzione, installazione e assistenza non fornita o approvata da Samsung, inclusa l'installazione di software non autorizzati e all'accesso al root non autorizzato". Il linguaggio non chiarisce se la garanzia sarà nulla solo in caso di danni dovuti al root, o anche se si esegue senza ottenere risultati negativi. Molti altri produttori Android utilizzano un linguaggio vago molto simile o dichiarano direttamente che il root invaliderà la garanzia, nonostante ciò sia proibito dalla legge statunitense.
Naturalmente, questo non impedisce ai produttori di installare software indesiderati sul vostro dispositivo. Samsung ha fatto parlare di se di recente quando un utente ha scoperto di non poter disinstallare completamente Facebook. Si tratta di una pratica che va avanti da anni. I produttori hanno fatto affari lucrativi con le aziende di software per riempire i propri telefoni di bloatware. La domanda è: hai almeno il tuo dispositivo? Se le applicazioni sono costrette in gola e i tentativi di rimuoverle attraverso il radicamento invalidano la garanzia, cosa si può fare?
Beh, penso che come consumatori siamo stati un po' troppo compiacenti a volte. A questo punto sarebbe il caso di richiedere le modifiche direttamente ai produttori o fare una dichiarazione esplicita con i nostri portafogli, ovvero non acquistando prodotti usa e getta. Occorre inoltre una legislazione che impedisca tali pratiche. Naturalmente, ci devono essere serie conseguenze anche per i produttori che infrangono la legge, altrimenti una piccola multa qui e là non cambierà lo status quo. L'industria degli smartphone non può autoregolamentarsi e se dovesse continuare su questa strada, il futuro non sembra poi così luminoso.
Cosa pensate che dovrebbe essere fatto in materia di tutela degli acquirenti?
"c'è un anche da considerare che, generalmente, il consumatore medio è in grado di riparare da solo uno smartphone". O sono molto più incapace di un consumatore medio, oppure è scomparso un "non" dalla frase...
Grazie mille della segnalazione. Mancava effettivamente il "non" e abbiamo provveduto ad aggiungerlo. Grazie mille! ;)
Sono d'accordo su tutto tranne sul root perché ritengo giusto invalidare la garanzia a chi magari forzando la frequenza di clock provoca un danno.
Penso però che queste battaglie sacrosanto saranno vinte (se) solo quando lo smartphone sarà ormai soppiantato da qualcos'altro
Sono d'accordo con te Alessandro, dopotutto è come comprare un'auto da 50.000 euro e modificare la centralina o altre componenti. Se si dovessero verificare dei problemi, è giusto che la garanzia non copra tali danni, in quanto si tratta di mera negligenza da parte dell'utente.
Sul secondo punto sono ancora più d'accordo con te, tanto che uno dei miei prossimi articoli in arrivo in questi giorni tratterà proprio questo argomento.
Continua a seguirci ;)