Perché gli smartphone in Italia sono più cari che in altri Paesi?

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© nextpit

Quando sono stati presentati i nuovi gioiellini di casa Samsung, l'S8 e l'S8+, in redazione c'è stata una discussione a proposito del prezzo dei due device venduti sul mercato italiano. Perché questi erano più alti di quelli francesi o tedeschi? Scovando i perché vi premetto che il fatto non ci ha sorpresi: in Italia spesso siamo costretti a pagare gli smartphone di più che in altri Paesi.

Quali dispositivi costano di più

Senza andare troppo a ritroso vi faccio tre esempi abbastanza recenti: l'S8 e l'S8+ in Italia sono venduti rispettivamente a 829 e 929 euro. In Germania costano 799 e 899 euro mentre in Spagna e Francia bisogna spendere 809 e 909 euro. In questi ultimi due casi la differenza è minima ma comunque è presente. Altro esempio: il Huawei P10, lanciato nel corso dell'MWC 2017, in Italia presenta un'etichetta di 679 euro e per la versione Plus (da 6GB) si devono spendere 829 euro. In Spagna l'ultimo gioiellino della casa cinese ha invece un'etichetta di 659 euro e di 799 euro per il modello più grande.

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Perché un S8 in Italia lo paghiamo 829 e in Germania lo pagano 799 euro? / © NextPit

Ma ecco un altro esempio utile per dimostrare che non si tratta di un'anomalia presente solamente nel mondo Android: l'iPhone 6 presentava prezzi diversi in tutta Europa. La versione da 16GB in Francia costava 709 euro, in Inghilterra 676 euro, in Germania e Spagna 699 euro mentre in Italia, udite udite, 729 euro. Per consolarvi sul fatto che quello italiano non sia un caso isolato la mia collega Camila Rinaldi mi ha detto che anche in Brasile gli utenti sono spesso costretti a pagare di più i dispositivi. Il Moto G5, ad esempio, viene a costare l'equivalente di 303 euro mentre in Italia è venduto a 199 euro.

Perché i dispositivi costano di più

Ci possono essere varie ragioni dietro a questo prezzo maggiorato. La prima che mi è venuta in mente è l'IVA. In Spagna è al 21%, in Francia al 20%, in Germania al 19% mentre in Italia è al 22% (almeno per ora). Ma questi punti percetuali non bastano a giustificare le differenze di prezzo perché ad esempio tra Italia e Spagna, per uno smartphone che al netto dell'IVA costa 600 euro, dovrebbe esserci una differenza di prezzo di 5 euro.

Il mio collega Luis Ortega mi ha suggerito che potrebbe derivare dalla percentuale di penetrazione degli smartphone nella popolazione italiana: minore è la domanda maggiore è il prezzo dell'offerta (per compensare i mancati guadagni). Ma in realtà questa, in Italia, è dell'85%, pari a più di 50 milioni di possessori unici di telefoni intelligenti. Questa ragione potrebbe spiegare in parte la discrepanza: in Spagna la percentuale supera il 90%. Ma queste motivazioni non sono ancora abbastanza.

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La differenza di prezzo non dipende solamente dall'IVA! / © NextPit

Per completare il quadro dobbiamo aggiungere altri due elementi. Il primo prende il nome di Equo Compenso, imposta implementata nei confronti "di chi trae beneficio dall’utilizzazione concreta del risultato prodotto dall’autore". In pratica poiché i device possiedono una capacità di memoria che consente di ascoltare la musica (prodotta da un determinato autore) questi vengono tassati, a vantaggio della Siae, a seconda dei GB di cui dispongono. Introdotto per la prima volta nel 1992, l'Equo Compenso è tornato a far parlare di sé nel 2014 quando alcuni brand, come Samsung e Apple, a seguito di un ulteriore rialzo del contributo per la copia privata decisero di aumentare il prezzo finale dei propri smartphone. Questa imposta varia dai 4 euro per un dispositivo con 16GB di memoria ai 10 euro per uno da 128GB.

Infine tra le motivazioni aggiungo anche quelle relative alle spese di trasporto: in Italia sono spesso più care (da quelle autostradali a quelle per i rifornimenti).

Per concludere potremmo dire che il rialzo è il risultato di un combinato dei fattori appena elencati ma poiché nel prezzo di listino del device, eccetto che l'IVA, non sono quasi mai specificate le altre voci di spesa... non sapremo mai fino a che punto i brand effettuano dei rialzi motivati e quando invece inziano ad approfittarne per una tendenza ormai consolidata. 

Cosa possiamo fare per evitare il sovrapprezzo

Lo so la prima cosa che viene in mente è "cavolo a saperlo prima mi sarei potuto comprare il nuovo smartphone che ho in tasca quando ho fatto quel weekend a Berlino", ma da una parte è meglio che non l'abbiate fatto. Se infatti comprate un device in uno store fisico od online di un altro Paese una volta tornati al vostro Paese d'origine non sempre sarete coperti dalla garanzia. O meglio: se accidentalmente il vostro device dovesse avere dei problemi non tutti i brand vi garantiranno l'assitenza in territorio italiano (Huawei ad esempio sì).

Se quindi doveste spedire il telefono in Germania o addirittura in Cina (come nel caso di Xiaomi) dovrete considerate le spese di spedizione come anche il diluirsi dei tempi di attesa ecco qui che probabilmente non ne vale più la pena.  

Vi è mai capitato di comprare smartphone in altri Paesi? Se sì avete poi mai avuto problemi tali da dover ricorrere alla garanzia? Raccontateci la vostra esperienza nei commenti.  

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Sveva Biocca

Sveva Biocca
Jr. Online Editor

Androidiana d'adozione ma sempre più appassionata del robottino verde. Viaggia appena può, assaggia tutto e le piace tantissimo il parmigiano. Qualche volta si immerge in acqua, nella fotografia e nei libri. La cosa più strana che ha fatto? Aver aperto e chiuso casa per tre volte scordandosi di prendere sempre la stessa cosa. E non vi dirà quale.

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