Le domande da porsi prima di iniziare a costruire città smart
Siamo solo all'inizio di ciò che potrebbe essere un periodo chiave per il futuro delle città di tutto il mondo. La settimana scorsa, Sidewalk Labs, una delle tante partizioni di Alphabet, la società madre di Google, ha pubblicato la sua grande visione del lungomare di Toronto, pubblicizzata per la prima volta come la prima vera città smart.
L'idea che un'azienda come Alphabet possa contribuire alla creazione di città intelligenti ha comprensibilmente innescato discussioni sulla privacy, la sicurezza e la raccolta dei dati. Naturalmente, i dati sul traffico, servizi pubblici e di pubblica utilità vengono già raccolti nelle città, ma da funzionari governativi, non da aziende private con scopo di lucro.
Il progetto Sidewalk Labs è fantastico sulla carta. Il concetto e le innovazioni promesse dipingono un bel quadro di un ambiente urbano moderno e utopico, ma ci sono ancora grandi questioni a cui occorre dare una risposta prima che il grande pubblico si faccia promotore di un progetto come questo, a mio parere.
Quali dati vengono raccolti?
La visione di Sidewalk Labs per il futuro sostiene che "combinando la progettazione urbana incentrata sulle persone con tecnologie all'avanguardia, è possibile raggiungere nuovi standard di sostenibilità, accessibilità, mobilità e opportunità economiche". Questo include particolari aspetti, come un moderno sistema di mobilità invece che il possesso di vetture private, strumenti di gestione basati sui dati per i parchi e gli spazi pubblici, inclusa una migliore integrazione dei dati per i servizi sociali e comunitari.
Il problema è che molte di queste questioni sono molto vaghe. Se vogliamo intraprendere la costruzione di città intelligenti e lasciamo che vengano costruite dalle grandi aziende tecnologiche, sono necessari maggiori dettagli. Quali tipi di dati verranno raccolti esattamente? Come verranno trattati? Verrà utilizzata la tecnologia di riconoscimento facciale? Se una telecamera dovesse catturarmi mentre sorrido o con un aspetto depresso, questi dati verranno utilizzati per influenzare le mie decisioni di consumo?
È proprio a questo genere di domande a cui Sidewalk Labs ha faticato a trovare risposte convincenti. Il co-fondatore di BlackBerry, Jim Balsillie, ha definito il progetto "un esperimento di colonizzazione nel capitalismo di sorveglianza". Se Sidewalk fosse realmente un laboratorio, ciò renderebbe i residenti del lungomare di Toronto dei topi da laboratorio.
Sidewalk Labs ha risposto alle critiche sostenendo che i dati raccolti non saranno di sua proprietà. Al contrario, vuole creare un fondo fiduciario per "stabilire un nuovo standard per le modalità di raccolta, utilizzo e archiviazione dei dati". Il problema di questa rassicurazione, se così possiamo definirla, è che nessuno sa di che dati si tratta! Questa è la prima domanda a cui è necessaria una risposta.
In che modo la tecnologia è a prova di futuro?
Una delle grandi domande che circondano la diffusione di nuove città intelligenti è: come verrà mantenuto aggiornato il software e, cosa più importante, l'hardware?
Inoltre bisogna anche considerare i rischi per la sicurezza nella costruzione di città che si affidano a questo tipo di infrastrutture tecnologiche. Le abitazioni, gli edifici commerciali e le reti di trasporto che dipendono fortemente dai chip e dalle infrastrutture tecnologiche devono essere sostenibili se si vuole che tutto questo possa funzionare. Non bisogna solo pensare ai rischi per la sicurezza, ma è necessario pensare a cosa succederà tra 10, 15 o addirittura 50 anni, quando queste tecnologie diventeranno obsolete.
In che modo potranno arrivare in Europa?
Dal maggio 2018, in Europa è entrato in vigore il cosiddetto General Data Protection Regulation (GDPR). Ciò richiede che, nella maggior parte dei casi, il consenso venga sempre richiesto prima di poter raccogliere dati personali. In linea di massima, ciò avviene tramite la spunta su una checkbox o tramite dei pop-up per accettare o rifiutare i cookie, ma come farà una città intelligente a soddisfare tali requisiti?
In tutto il mondo è già possibile trovare edifici smart dove vengono raccolti dati su chiunque si trovi al loro interno. La questione della necessità o meno del consenso per questo tipo di raccolta di dati è ancora in discussione. Alcuni garanti e avvocati che si occupano della protezione dei dati direbbero che è assolutamente necessario. Tuttavia, vi è anche da dire che i dati sono aggregati (quindi non individualizzati) e, inoltre, non si tratta di dati personali, motivo per cui non è necessario il consenso.
Tuttavia, il problema rimane e il GDPR è solo uno dei tanti ostacoli per lo sviluppo delle città intelligenti, almeno in Europa. Queste sono già in via di sviluppo in tutto il mondo, soprattutto grazie alla recente adozione del 5G in combinazione con l'IoT.
Pensate anche voi che città smart equivalga a "città sorvegliata"?