Coltan - il “diamante insanguinato” dell’hi-tech

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© nextpit

Qualche settimana fa abbiamo deciso di uscire ulteriormente dalla routine redazionale, proponendovi un articolo che analizzasse nel dettaglio tutti i materiali che compongono i nostri smartphone. Vi abbiamo lasciati con qualche riflessione sul coltan, un materiale essenziale per l’industria hi-tech, e le sue implicazioni nel mondo. Perché definirlo diamante insanguinato?

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Quante vite costa uno smartphone? / © ANDROIDPIT

Come accennato la volta scorsa, il coltan non è un elemento particolare, ma un “minerale” composto da columbite e tantalite.

La columbite è un ossidio di niobio con ferro e manganese, mentre la tantalite, il minerale importante, è formato da ossido di tantalio con ferro e manganese. Presenti in forma solida in natura, la percentuale in cui sono contenuti nel coltan non è fissa. Il coltan è molto raro nella crosta terreste ed il suo interesse nell’estrazione risiede nella percentuale di tantalite contenuta, generalmente tra il 20 e il 40%, e di ossido di tantalio presente nella tantalite (dal 10 al 60%).

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Mappa delle miniere di coltan e zone di conflitto. / © Jon Gosler

Il problema è che, oltre ad essere un minerale molto raro, le maggiori miniere si trovano nella Repubblica democratica del Congo e si parla dell'80%. L'altro 20% è diviso tra Australia, Brasile, Canada, Cina, Ruanda, Burundi, Etiopia e Russia (le miniere non vengono sfruttate in questo paese).

L’estrazione dalla Repubblica democratica del Congo è un conflitto geopolitico e sociale, dovuto agli interessi dello Stato e della guerriglia che controlla le province orientali, così come le multinazionali e i contrabbandieri. Inoltre, le condizioni di lavoro sono terribili, dai rischi per la salute fino ai salari minimi.

Nel 2008, il 71% del coltan mondiale viene estratto e il 20% riciclato. Nel 2013, circa 590 tonnellate di tantalio vengono estratte nel mondo. Per motivi etici, si cerca di evitare il coltan proveniente dal Congo, vertendo gli acquisti da Ruanda e Uganda.

Attualmente, una tonnellata di coltan si aggira attorno a 400,000 dollari, dollaro più, dollaro meno, e un operaio ne guadagna solo 10 al mese per estrarlo. Per riuscire a raccogliere una tonnellata di coltan al giorno, basta il lavoro di un solo operaio. Tutto questo è niente considerando una sconcertante verità: sembra che vicino al coltan si trovino anche uranio, torio e radio, materiali radioattivi che causano gravi malattie ai lavoratori.

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Aspetto di una miniera di coltan a Luwowo, vicino a Rubaya (Kivu). / © MONUSCO/Sylvain Liechti

È evidente che le grandi multinazionali dell'elettronica non vogliano che tale situazione venga a conoscenza alle masse e molti lo nascondono, continuando ad acquistare coltan in Congo, magari attraverso il diffuso mercato nero che si è creato dietro.

L’enorme traffico di denaro in questione ha generato una guerra in Congo per il controllo dei giacimenti, che hanno già ucciso circa 5.5 milioni di persone, diventando così la seconda guerra più sanguinosa dalla seconda guerra mondiale. La gravità della situazione ha coinvolto anche l’ONU, che in un rapporto ha accusato le compagnie impegnate nello sfruttamento di coltan nel Congo di favorire indirettamente la guerra civile. Senza considerare la presenza di organizzazioni criminali europee ed asiatiche che avrebbero scambiato armi con il minerale.

È intervenuto anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con una condanna di ordine generale in merito allo sfruttamento del coltan nella Repubblica Democratica del Congo e di altre risorse naturali, quali diamanti, smeraldi, uranio e oro.

Diverse multinazionali hanno rilasciato dichiarazioni in cui dicevano di non consumare coltan dal Congo, anche se è stato scoperto che tali dichiarazioni non avessero alcun fondamento probatorio.

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"Produrre un telefono con tantalio senza-conflitti è un requisito fondamentale di ciò che noi intendiamo per telefono socialmente corretto" - Fairphone / © Fairphone / ANDROIDPIT

Conclusione

Purtroppo siamo costretti ad utilizzare questo minerale, che ci piaccia o no, dal momento che è presente nei tablet, negli smartphone, nei PC e praticamente in ciò che ha un chip o un componente elettronico di certa qualità. Esistono due opzioni:

Una è quella di acquistare un Fairphone, ovvero uno smartphone progettato e realizzato in modo etico e quindi l'unico modo per non contribuire alla barbarie. La seconda opzione è cercare di diffondere questa conoscenza, in modo da rendere più consapevoli ed eticamente esigenti i consumatori, almeno fino al punto che produttori e multinazionali coinvolte diano garanzie certe di utilizzare coltan estratto da paesi liberi da situazioni controverse, magari invogliate dal fatto di essere colpite là dove più c’è interesse: nel profitto.

In realtà esisterebbe una terza opzione, più utopistica, ma comunque la migliore: sperare che i governi si mettano d'accordo, cessi la guerra e si organizzi il tutto in modo che prevalga sicurezza, dignità ed etica.

Voi cosa ne pensate?

Originariamente di Daniel Viejo, su AndroidPIT.es

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Mattia Mercato

Mattia Mercato
Redattore Freelance

Appassionato di informatica e videogiochi fin da bambino, adesso coltiva la sua passione sviluppando app e giochi Android. Il suo profondo interesse per Android spazia dalle caratteristiche hardware dei cellulari alle varie procedure di rooting e unbrick / risoluzione problemi, dal provare le ultime applicazioni allo studio della programmazione.

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4 Commenti
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  • 5
    Valentino Nadalutti 12 apr 2016 Link al commento

    Avete fatto bene a scrivere questa cosa


  • 3
    francis powerson 20 mar 2015 Link al commento

    Grazie dell'informazione!
    Ma temo che la situazione non si risolverà molto presto, purtroppo. Se conosco ancora questa umanità, ce troppo denaro che gira...

    nicola pandinDaria Lombardi


  • Gustavo Gutierrez 26
    Gustavo Gutierrez 19 mar 2015 Link al commento

    Ma è tutto vero??

    nicola pandinDaria Lombardi


    • Mattia Mercato 29
      Mattia Mercato 20 mar 2015 Link al commento

      Purtroppo sì, Gustavo. E si sa anche da molto tempo, ma nulla è ancora stato "regolarizzato" in Congo e non si sa per certo chi utilizza o non il coltan proveniente da quelle zone. Speriamo che la situazione cambi al più presto!

      Valentino Nadaluttinicola pandinDaria Lombardi

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