Apple ha fatto sull'app store quello che Google dovrebbe fare sul Play Store
Durante il keynote dell'WWDC, la conferenza degli sviluppatori di Apple, l'azienda di Cupertino ha annunciato il rinnovo del proprio store di applicazioni. Il nuovo App Store, che sarà disponibile con iOS 11 dall'autunno prossimo, si rifà il look dopo 9 anni di onorato servizio. Un rinnovo che ha l'obiettivo di semplificare la ricerca delle applicazioni e di rilanciare il numero dei download, cosa da cui Google dovrebbe prendere ispirazione per rendere felici i propri utenti.
Oramai non è più un segreto. Google dimostra sempre delle difficoltà quando si tratta di far scoprire nuove applicazioni e nuovi giochi ai propri utenti. Data la grande quantità di applicazioni presenti sul Google Play Store spesso ci perdiamo applicazioni pratiche e utili perché non molto conosciute, e Mountain View non aiuta di certo. In breve il Play Store è una giungla ma Google non fa grandi cose per migliorarlo, in qualche rara occasione un ritocchino estetico qua e là ma non più di tanto.
Fino a ieri sera Apple soffriva dello stesso male del Play Store. A fronte del numero basso di download di applicazioni il gigante californiano ha deciso di reagire. Risultato: l'App Store ha rivisto la sua organizzazione e il suo design. Lo store di applicazioni dispone di una nuova interfaccia che si ispira molto all'Apple Music ma ha un look più colorato. Nuovo allestimento, migliore selezione delle applicazioni, nuova politica editoriale: insomma Apple ha cambiato le cose.
Recuperare l'essenza di uno store di applicazioni, cioè la scoperta delle app
Apple ha capito una cosa. Gli utenti amano scoprire nuove applicazioni ma non sono sempre bravi nel trovarle. Bisogna quindi aiutarli e ciò è possibile solo tramite una migliore organizzazione e qualche suggerimento. Il nuovo App Store gode dunque di una nuova indicizzazione in 5 sezioni: Novità, Giochi, App, Aggiornamenti e Ricerca. Se le ultime due categorie esistevano già, le prime tre sono nuove.
La sezione Novità costituisce dunque la nuova pagina iniziale e il suo obiettivo è chiaro: scoprire applicazioni e giochi (tra cui alcuni consigliati da Apple sotto forma di menu). In ogni menu si trova quindi una breve descrizione dell'applicazione, i suoi vantaggi, le sue immagini e il vantaggio sta nel fatto che i suggerimenti sono aggiornati quotidianamente - da essere umani e non da algoritmi! -. Apple trasforma quindi il suo App Store in un luogo di notizie che gli utenti possono consultare regolarmente. Così Cupertino approfitta di questo spazio anche per far scoprire agli utenti consigli e trucchi sulle applicazioni che scaricano. L'App Store diventa vivo e reattivo alle novità.
L'altra novità dell'App Store è la distinzione tra applicazioni e giochi. Questa nuova interfaccia offre maggior chiarezza agli utenti: si possono trovare i suggerimenti sui nuovi giochi o sulle nuove applicazioni, la classifica dei migliori da parte del team editoriale Apple, i video e una migliore separazione dei giochi e delle applicazioni per categoria. Infine Apple ha migliorato il proprio sistema di ricerca per trovare le applicazioni.
Il Play Store dovrebbe ispirarsi all'App Store
Se le scelte estetiche sono discutibili sul nuovo App Store, di contro la strategia editoriale Apple non fa una piega. Al contrario di Apple, Google non ha aspettato 9 anni per migliorare il proprio store ma l'organizzazione rimane comunque caotica agli occhi degli utenti. L'azienda di Mountain View avrebbe tutte le ragioni del mondo per ispirarsi all'App Store per il suo Play Store facilitando i consigli e i suggerimenti. Non sarebbero solo gli utenti a guadagnarci, dato che scoprirebbero applicazioni e giochi che non conoscono, ma anche Google e gli sviluppatori visto che vedrebbero crescere il numero dei download (e quindi delle entrate) sul Play Store.
Che ne pensate del restyling dell'App Store? Google dovrebbe ispirarsi ad Apple per lo store di app?
Con un numero così elevato di applicazioni non è facile, occorrerebbe una struttura ad albero con un supporto di svariati algoritmi
Vero