5 aneddoti su Parrot che potreste non conoscere
Avrete probabilmente sentito parlare di Parrot, impresa francese impegnata nella produzione di droni. Seppure oggi si stia facendo strada sul mercato in pochi sono ancora a conoscenza di alcuni aneddoti che circolano attorno a questa società. Eccone qualcuno, strambo e divertente.
Nome e logo inusuali
Al contrario di quanto si potrebbe pensare anche la Francia è riuscita a farsi spazio nel mondo dell'high-tech e Parrot ne è la dimostrazione. La società è nata nel 1994 e, col tempo, è riuscita a diventare uno dei maggiori giocatori del settore della tecnologia connessa, in particolare quella dei dorni.
Ma non mi è chiara una cosa: se l'azienda è francese perché le è stato scelto un nome inglese? In inglese infatti parrot significa pappagallo ma in francese si dice perroquet. Scelta curiosa per un'azienda di tecnologia. All'inizio, accanto al nome del brand, era presente un pappagallo ma adesso il logo è formato solamente dal nome della società. Anche la scelta di avere un logo con una scritta nera su sfondo bianco non è originale. Perché? ...
Un settore variegato
Probabilmente conoscete Parrot per il dorni dal momento che è questo il settore in cui ha raccolto più successo. Ma in realtà l'azienda ha comprato altre società acquisendo in questo modo il know-how necessario per ottimizzare la propria tecnologia (ed i propri introiti): ad esempio nel 2012 ha comprato le quote di maggioranza della casa produttrice di droni senseFly.
Tuttavia Parrot non si accontenta solo dello sviluppo di droni, seppure questa sia la sua attività principale. Il brand è specializzato anche nel campo dell'ettronica, specialmente nei device connessi, spaziando in numerosi altri settori come musica, macchine e attrezzi di giardinaggio.
Popolarità in discesa e limitazioni della forza lavoro
Il presidente di Parrot aveva preannunciato che sarebbe stato un anno difficile per il settore dei droni. Purtroppo aveva ragione e la sua azienda ne ha accusato il colpo. Nel 2015 gli introiti sono stati pari a 326 milioni di euro mentre nel 2016 si sono fermati a 259 milioni. Nel 2017 sembra che i guadagni registrati nel primo trimestre non riusciranno a raggiungere le aspettative (100 milioni) essendosi per ora fermati a quota 85 milioni.
Perché? Decisioni sbagliate, competitor sempre maggiori e sempre più agguerriti, come nel caso di DJI ma anche di Xiaomi. I droni hanno ormai un certo appeal e quindi i rivali non possono fare altro che aumentare. Come direbbe Darwin: sopravviveranno solo i migliori.
Parrot Pot: il vaso per i fiori 2.0
Tra i vari prodotti venduti Parrot propone anche uno strumento interessante: un vaso che si prende cura delle piante. A guardarlo sembra un vaso classico ma all'interno vi sono diversi sensori che gli permettono di capire quando è il momento di innaffiare la terra. L'acqua esce quindi automaticamente (e questa viene presa dalla riserva che si è provveduto a ricaricare, naturalmente).
L'utilità di questa trovata tech è discutibile, almeno se circoscritta a un singolo vaso. Ma nel caso venisse implementata su larga scala (per esempio nell'agricoltura), allora ne vedremo delle belle.
Rappresentati famosi
Nel 2012 Parrot aveva scelto come ambassador delle cuffie wireless Zik la moglie di Nicolas Sarkozy, Carla Bruni, anno in cui tra l'altro l'ex presidente lasciò l'Eliseo. Nel 2014 l'azienda francese ha optato per una personalità al tempo sulla bocca di tutti: Conchita Wurst. "Una musa singolare per un dispositivo di questa portata", aveva scritto all'epoca Parrot sul proprio blog.
Avete mai comprato un prodotto Parrot? Ne comprereste uno? Se sì, quale?