L'UE vuole costringere i giganti del web a pagare più tasse
Proprio come i piccoli contribuenti, neanche le grandi società non amano pagare le tasse. D'altro canto, è più facile per loro pagare di meno attraverso un sistema di ottimizzazione fiscale, una sorta di evasione legalizzata. I giganti del web sono dei veri professionisti del settore e la Francia, l'Europa, ma anche molti altri paesi sono alla ricerca di una soluzione per ostacolare queste pratiche e costringerli a pagare (tutte) le tasse.
I giganti del web guadagnano notevoli somme di denaro ma sono riluttanti agli esborsi. È umano, ma è soprattutto un problema e ai paesi non piace vedere passare sotto il naso così tanto denaro imponibile. Mentre 127 paesi membri dell'OCSE hanno accettato di cambiare il sistema fiscale per le imprese digitali, vi è molto meno accordo su come procedere.
Negli Stati Uniti, culla di queste grandi aziende, la soluzione è semplice: tutte le aziende internazionali che utilizzano il sistema di ottimizzazione fiscale verrà penalizzato nel momento in cui "trasferiranno beni immateriali, brevetti, proprietà intellettuale, software e algoritmi da cui derivano redditi a paesi a bassa tassazione". L'attenzione si concentra principalmente sull'Irlanda, dove diverse grandi aziende si sono rifugiate per ottimizzare la tassazione.
L'Europa vede le cose diversamente: la tassazione andrebbe applicata direttamente sul fatturato di questi giganti digitali, il che ovviamente non piace agli Stati Uniti. L'Inghilterra, d'altro canto, vuole tassare solo i flussi di dati.
Il problema è come procedere d'ora in poi: bisognerebbe tassare in base al luogo in cui vengono effettuate le vendite o, quanto meno, in cui è presente l'attività aziendale? A priori questa ipotesi sarebbe la preferita di tutti i Paesi membri dell'UE (molto meno in India e Cina), ma solleva comunque un problema: quando le vendite vengono localizzate principalmente all'estero, ciò rappresenterebbe una perdita di reddito e questo è particolarmente spaventoso, soprattutto per Paesi come la Germania che mostra sempre buoni introiti dalla vendita di auto all'estero. La soluzione proposta è quella di attuare un'aliquota d'imposta compresa tra il 7% e il 20%.
In breve, è difficile essere tutti d'accordo...
Fonte: Les Echos