#TBT - SEGA e Nintendo hanno fallito nella VR negli anni '90
La realtà virtuale è stata "il futuro" per molto tempo, ma in realtà la gente ha potuto sperimentare diverse forme della VR fin dall'inizio del XX secolo. Infatti, ai tempi inebrianti delle guerre delle console domestiche degli anni '90, due giganti decisero che era il momento giusto per portare la realtà virtuale nelle case di tutti. Beh, potete facilmente indovinare come sarà andata a finire. Tuttavia, questi fallimenti hanno rappresentato un assaggio di ciò che sarebbe arrivato dopo.
Ricordate i giorni felici trascorsi a giocare con la VR negli anni '90? No? nemmeno io, ma questo non significa che non l'abbiamo sognata. Molti giovani geek sapevano già cosa fosse la realtà virtuale, anche se non mai stato possibile vederla nella vita reale, grazie a romanzi di fantascienza cyberpunk e film che hanno immerso i personaggi in mondi virtuali, come Tron. Infatti, prima ancora dell'inizio del decennio, la realtà virtuale era ufficialmente diventata un dispositivo il cui nome ha una pronuncia piuttosto familiare...
Prima degli anni '90: la VR prende il nome di... EyePhone?
A quel tempo, la gente sapeva cosa fosse la realtà virtuale, ma non vi era ancora un termine generale per descrivere il settore. Negli anni settanta, l'informatico Myron Krueger ha coniato il termine "realtà artificiale", che però non ha mai preso piede. Invece, il termine realtà virtuale è ampiamente accreditato all'informatico e artista Jaron Lanier negli anni ottanta. Si può riconoscere Lanier come la testa parlante che commentava lo stato di Internet.
Nel 1987, Jaron Lanier era a capo della ricerca VR come fondatore del laboratorio di programmazione visiva (VPL). Questa azienda ha sviluppato una gamma di dispositivi di realtà virtuale come un display montato sulla testa dell'EyePhone e il Dataglove, in grado di tracciare ciascuna delle vostre dita in tempo reale, cosa per la quale gli utenti si sono lamentati negli ultimi anni. Come potete vedere dal video qui sotto, questa tecnologia funzionava davvero, anche se la grafica era particolarmente primitiva.
VPL è stata la prima azienda a vendere visori per la realtà virtuale, anche se a prezzi strabilianti. L'EyePhone 1 costava 9400 dollari e l'EyePhone HRX di fascia alta veniva venduto a 49000 dollari, mentre i Datagloves sono stati venduti per altri 9000 dollari. I prezzi del Magic Leap One e dell'HTC Vive Pro non sembrano così folli rispetto a questi. Tuttavia, VPL ha presentato istanza di fallimento nel 1990, ma il suo lavoro ha continuato ad ispirare. È anche possibile vedere alcune apparecchiature VPL nel film di fantascienza del 1992, The Lawnmower Man, che ha come tema centrale proprio la VR.
VPL non ha superato dunque gli anni '90, ma il pubblico ha avuto accesso alla realtà virtuale attraverso i giochi arcade di The Virtuality Group. Queste macchine avevano un VR HMD da posizionare su più periferiche come il controller, una pistola o addirittura un veicolo completo in stile dodgem, per interagire con il gioco con immagini 3D stereoscopiche e latenza in tempo reale. Alcune macchine erano addirittura collegate in rete per un'esperienza di gioco multi-player.
Ma gli anni '90 preannunciarono l'età dell'oro della console domestica e, naturalmente, i più grandi nomi del settore dell'epoca, Nintendo e SEGA, stavano per portare la realtà virtuale nelle case delle persone. Dei due rivali, SEGA è stata probabilmente la prima sia nello sviluppo e realizzazione tecnica, ma anche nel fallimento.
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Quest'uomo ha passato una settimana immerso nella realtà virtuale
1993: nasce SEGA VR, così vicina ma così lontana
Quelli di voi che ricordano con affetto il vecchio SEGA Genesis o Mega Drive potrà anche ricordare che l'azienda ha rilasciato alcune periferiche con cui aggiornare tali console. Il visore Sega VR fu annunciato al Consumer Electronics Show del 1993: si trattava di un add-on per la console SEGA Genesis sorprendentemente vicino in apparenza ai dispositivi Oculus e HTC che conosciamo oggi.
Il visore VR ricordava una visiera in stile Star Trek e incorporava doppi schermi LCD e funzioni come l'head tracking e auricolari stereo, il tutto per un prezzo di circa 200 dollari, non male!
"Pensavo di dover aspettare fino a quando non sarei diventato vecchio prima di vedere la VR in casa". SEGA VR ha sicuramente suscitato l'interesse del pubblico, cavalcando l'hype e comparendo in molte riviste. Al lancio del visore erano presenti quattro giochi: Nuclear Rush (combattimento tra hovercraft in stile fantascientifico), Iron Hammer (simulazione di elicotteri militari), Matrix Runner (avventura cyberpunk) e Outlaw Racing (Road Rash).
Tuttavia, le difficoltà tecniche hanno condannato SEGA VR all'inferno per l'eternità. Anche se SEGA sostenne che dovette trattenere il visore perché "troppo realistico" per i giocatori, in realtà il problema era riconducibile ad una causa ancora oggi abbastanza comune. Avete indovinato di cosa si tratta?
Esatto, la nausea! Se avete mai provato la moderna VR e avete sentito l'insorgere del malessere, immaginate quanto peggiore sarebbe stato utilizzando l'hardware del 1993. Nell'estendere i test prima del lancio mirato, i ricercatori hanno segnalato molteplici casi di mal di testa e nausea, soprattutto nei bambini, ovvero il principale mercato target. Temendo un contraccolpo pubblico, SEGA ha ucciso tranquillamente la sua periferica.
1995: Nintendo Virtual Boy nasce e muore
Il Nintendo Virtual Boy (originariamente noto come VR-32) era una console di gioco 3D, la prima console portatile in grado di visualizzare una vera grafica 3D. Fu rilasciato per la prima volta in Giappone e Nord America ad un prezzo di 180 dollari, ma fu un fallimento commerciale nonostante il calo dei prezzi. Le ragioni di questo sono state la mancanza di colore nella grafica (i giochi erano in rosso e nero), la mancanza di supporto software ed era difficile utilizzare la console in una posizione comoda. L'anno successivo, produzione e vendita vennero interrotte.