Rooting: perché non dovrebbe invalidare la garanzia
Per molti utenti, il rooting dello smartphone è un procedimento ordinario, fatto tutti i giorni e nella massima tranquillità. Per altri invece è un passo molto significativo, perché non si vuole perdere il diritto alla garanzia del produttore. Anche se i metodi per eliminare le “tracce” del root sono molteplici, vediamo perché la garanzia dovrebbe in ogni caso rimanere valida. Una direttiva europea tutela i diritti dei consumatori.
L'organizzazione FSFE -Free Software Foundation Europe- si è occupata estensivamente della tematica del rooting, arrivando alla conclusione che, giuridicamente, la garanzia di un telefono che fosse rootato, entro 2 anni dall'acquisto, dovrebbe rimanere valida.
Questo per una serie di ragioni, spiegate compiutamente nella direttiva europea 1999/44/CE, i cui punti principali possono essere così riassunti: un dispositivo che non mostri apparenti danni all'hardware deve essere sostituito dal produttore, a meno che questo non dimostri che il danno al device è stato provocato dall'utente. Dimostrare questo è però molto difficile in sede giuridica, specialmente se il device non presenta segni esterni di danneggiamento.
In aggiunta, il procedimento di root può essere facilmente annullato flashando nuovamente il firmware originale, il che offre un altro modo agli utenti di dimostrare che il danno al device non derivava dalla procedura di rooting. Da tenere a mente inoltre come esistano davvero poche modifiche software capaci di arrecare danni permanenti all'hardware dello smartphone.
Tutta questa serie di elementi gioca quindi a favore del consumatore in un potenziale contenzioso con il produttore. In ogni caso, visti anche i tempi dei procedimenti giuridici e dei risarcimenti, raccomandiamo prudenza a tutti i coloro che vogliano imbarcarsi in procedure di rooting e consigliamo la lettura del nostro nostre guide online.
(Foto: Petra Bork/pixelio.de, Nico Heister/AndroidPIT, Modificata)
Fonte: piana.eu
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