No Like: vi spiego perché Instagram ha eliminato la moneta degli influencer
Negli ultimi giorni, Instagram ha preso una decisione che potrebbe presto introdurre tanti cambiamenti: rimuovere i like dai post e le visualizzazioni ottenute nei video. Sebbene sia un modo per ristabilire il focus del social, alcuni utenti hanno iniziato a reagire nel modo sbagliato.
Rimuovendo like e visualizzazioni da post e video, Instagram sta finalmente agendo nel tentativo di far sentire le persone meno sotto pressione dal coinvolgimento basato su un elemento immateriale, come le reazioni. Tuttavia, nonostante il cambiamento sia ancora in una fase di test (e solo in alcuni Paesi selezionati), chi è stato scelto come tester non ha reagito benissimo.
Per alcuni Instagram è più di un semplice metodo per condividere le foto della cena da "Giggino il paninaro". Mikaela Testa (alias fuckmik), ad esempio, è una modella australiana con circa 13000 follower e che utilizza Instagram come portfolio personale e, quindi, per guadagnare. Purtroppo per lei, il suo bellissimo castello è appena crollato: molti dei suoi seguaci, infatti, avrebbero smesso di fare "doppio tap" sulle sue foto perché non "vedono" più il totale dei like dei suoi post.
Come NON reagire alla rimozione dei like
Da quando Instagram ha cambiato le sue regole, Mikaela ha riferito di aver notato un netto calo di engagement nei suoi post. Ha senso? Certo che sì, per almeno due motivi:
- Il like è per lo più diventato uno strumento che la maggior parte delle volte viene "regalato" per inerzia e non perché il post o il contenuto stesso interessi all'utente. Per essere chiaro, io la chiamo "la teoria delle pecore": vedo pochi like? Niente doppio tap. Vedo tanti like? Doppio, triplo, quadruplo tap!
Ergo: il fatto che diversi utenti non riuscissero più a vedere il numero di like ottenuti da Mikaela, li ha scoraggiati nel regalare alla modella l'ennesimo cuoricino. - Per la ragione di cui sopra, si evince che la strategia di engagement di Mikaela era un completo flop. Coloro che la modella pensava fossero i suoi reali seguaci, in realtà sono persone a cui non importa poi tanto dei contenuti da lei pubblicati.
Ad ogni modo, invece di pensare in modo razionale, Mikaela ha reagito erroneamente, portandomi a ridere a crepapelle nel bel mezzo della nottata di ieri: la modella ha condiviso un video sul suo profilo in cui si sfoga piangendo, oltretutto accusando Instagram di aver "distrutto la sua professione" che le permetterebbe di guadagnare 1000 dollari ogni 1000 like.
Nelle ore successive, qualcuno è riuscito sicuramente a farla ragionare il tanto che basta per convincerla a rettificare la stupida "denuncia", anche perché cancellare il video non avrebbe avuto senso in una realtà in cui "tutto ciò che viene pubblicato su Internet, rimane su Internet". Il video ha fatto immediatamente il giro del mondo, è stato scaricato e prontamente ripubblicato un po' qua e un po' là.
"Indipendentemente da ciò che potreste pensare, Instagram è un lavoro reale e quelli del settore hanno lavorato duramente per arrivare dove sono. Sono gli estranei a pensare che sia uno scherzo. Ho sprecato sangue, sudore e lacrime e ora mi viene strappato via. Questa non è solo la mia sofferenza, ma anche quella di ogni marchio e azienda che rappresento".
Partendo dal presupposto che un brand è in grado di trovare un altro influencer semplicemente schioccando le dita, dubito che le aziende stiano soffrendo. Il punto è: Mikaela ha davvero sprecato del tempo? La mia risposta è sì, lo ha sprecato per due semplici motivi:
- Ha sbagliato target o non ha segmentato al meglio il suo pubblico
- Ha basato la sua unica fonte di reddito su una piattaforma su cui non ha il controllo e che potrebbe cambiare le regole del gioco da un momento all'altro
Riguardo al primo punto, c'è sicuramente un aspetto positivo che la modella non ha considerato: con questa mossa, Instagram ha automaticamente scremato il suo target e questo, di conseguenza, significa che la maggior parte delle persone che commenteranno i suoi post e le lasceranno un bel like sono effettivamente persone interessate ai suoi contenuti. Quello è il cavallo su cui Mikaela dovrebbe puntare. Grazie, eh!
In ogni caso, dopo aver chiarito la sua inutile rabbia, la modella ha deciso di prendersi una "grande pausa" da Instagram e dai social media. Secondo voi dopo quanto tempo è tornata sui suoi passi? Ve la faccio breve: è passato solo un giorno. Speriamo almeno che abbia capito e che possa seguire la strada giusta d'ora in avanti.
Prima di proseguire, vi invitiamo a visitare la nostra guida per evitare la sparizione dei like su Instagram che abbiamo pubblicato pochi giorni fa.
I like non hanno mai creato vero engagement
L'ultimo rapporto Trust Insights sul coinvolgimento di Instagram ci permette di ottenere una lettura molto interessante, soprattutto considerando che la collaborazione con i brand è l'unico modo con cui gli influencer guadagnano. Trust Insight ha esaminato 1430995 post di 3637 profili di brand noti (storie non incluse) al fine di accertare il tasso di engagement medio complessivo (like e commenti).
Il rapporto afferma quanto segue: "Dall'inizio di maggio, l'engagement medio dei profili presi in esame è diminuito nel tempo in modo precipitoso e ora si aggira intorno allo 0,9%. Ciò rappresenta un calo del 18% constatato all'inizio dell'anno". Trust Insights si è poi concentrata sui profili degli influencer ed è saltato fuori che gli influencer nel campo della moda sono passati da un engagement medio del 4,3% al 2,4% (il 44% in meno).
The Atticism, una nota agenzia australiana che si occupa della promozione di alcuni importanti influencer, ha affermato: "abbiamo così tanti clienti che inseguono i like senza veramente capire quale sia l'obiettivo finale. La raccolta di like non ha alcuna influenza e facciamo del nostro meglio per spiegarglielo. A meno che qualcuno effettivamente non influenzi un'industria (cosa poco probabile), non hanno motivo di essere chiamati influencer".
Detto da un'azienda che si occupa di influencer sembra una barzelletta, ma è la pura verità.
Instagram è un'azienda che mira al profitto
Faccio una premessa: se state pensando che il tono con cui scrivo questo articolo sia aggressivo, allora mi scuso in anticipo, ma vi assicuro che il mio sfogo non ha ancora raggiunto il suo apice. Questo perché la mia frustrazione nei confronti degli influencer "non addetti ai lavori" (capirete tra poco il senso di questo termine) crea in me un senso di soddisfazione e felicità. Sì, sono particolarmente contento del cambiamento effettuato da Instagram (che ricordiamo essere soltanto un test, per ora), perché il social ha finalmente capito che è arrivato il momento di rompere un paradigma. E se la soluzione è rivoltare la sua piattaforma come un calzino, allora ben venga!
Potreste pensare che sia una scelta sbagliata, ma in realtà la decisione è ben ponderata. Instagram si giustifica invitando gli utenti a concentrarsi di più sul contenuto delle foto e dei video e non sui like che si ottengono. Tuttavia, nonostante il ragionamento non faccia una piega ed essendo d'accordo sulla frase espressa dal social, sono dell'idea che sotto sotto c'è dell'altro.
La regola numero uno di un'azienda così grossa che ha a disposizione oltre un miliardo di utenti come Instagram è una sola: spremerli per ottenere profitto, chiaro e semplice. Rimuovendo i like, la piattaforma ha eliminato quella che fino ad oggi è stata una vera e propria moneta di scambio utilizzata dagli influencer per guadagnare. Più like ottieni e più diventi popolare, più sei popolare e più le aziende decideranno di investire su di te.
Inutile dire che da questo modello ne traevano vantaggio soltanto gli influencer e non la piattaforma stessa, che man mano è diventata sempre più tossica e si è arricchita di pubblico completamente fuori target. Dunque, l'unico modo che Instagram ha potuto sfruttare per per aumentare le sue entrate è stato quello di obbligare gli influencer a diventare popolari utilizzando uno strumento che alla società piace particolarmente: pagare e sponsorizzare i loro post.
È un test o no, quindi? Sì, ma di sicuro non per il motivo che Instagram dichiara pubblicamente, ma bensì mirato al lucro. Quello che succederà realmente è che le entrate pubblicitarie di Instagram aumenteranno e non vedrete mai più i vostri amati like.
Le piccole imprese hanno ora una chance
Il contraccolpo positivo di questa faccenda sono le piccole imprese che vogliono sponsorizzarsi sulla piattaforma. Sapete quanti profili aziendali esistono su Instagram? 25 milioni a livello globale. E sapete quanti di questi profili sponsorizzano post su Instagram mensilmente? Soltanto 2 milioni. Avete capito dove voglio arrivare?
Anche se gli ultimi dati indicano che la spesa pubblicitaria sulla piattaforma è aumentata del 177% rispetto a Facebook di anno in anno, il divario tra le aziende che pagano e quelle che lo semplicemente lo usano è un grosso problema. È come se nel mio bar permettessi alle persone di sedersi e consumare il cibo portato da casa.
Le piccole imprese rappresentano la quota più elevata di tutte le aziende che operano nel mondo, quindi è senza dubbio necessario un'occhio di riguardo nei loro confronti, poiché sono un obiettivo strategico chiave non solo per Instagram, ma praticamente per la maggior parte delle aziende che operano in B2B.
Tuttavia, se avete una piccola-media impresa (PMI) e vi sponsorizzate su Instagram saprete che non è affatto facile convertire lead (potenziali clienti) all'interno della piattaforma, soprattutto per via del "numero di like". È scientificamente provato che le aziende con un livello elevato di "prove sociali" hanno un alto tasso di conversione e possono vantare un costo di acquisizione cliente più basso, un aspetto cruciale soprattutto nella vendita online.
Mangereste in un ristorante vuoto? Fareste la fila per entrare in una discoteca dove non va nessuno? Fareste click su un annuncio con zero like (le famose prove sociali)? No! Soluzione? Addio alle prove sociali. Spogliando le persone dalla possibilità di vedere quanti like ha ricevuto un annuncio, Instagram permette alle piccole imprese di pubblicizzarsi senza il timore che i loro annunci vengano ignorati per colpa del basso coinvolgimento (engagement).
La trasparenza tra gli influencer e il loro pubblico è storia passata perché Instagram ha nascosto una delle loro metriche più evidenti, al fine di aiutare chi conta davvero, le aziende disposte a pagare.
I falsi comandamenti degli influencer
Bene, siamo arrivati al punto in cui divento presuntuoso e dall'alto dei miei 30 anni vi dico esattamente come stanno le cose, così magari vi risparmio una crisi di pianto non appena vedrete il vostro "engagement" scendere a picco:
Mi faccio Instagram per guadagnare
Innanzitutto levatevi dalla testa la convinzione che iscrivendovi a Instagram riuscirete a guadagnare facilmente dei soldi. Lo stesso principio si applica anche a YouTube ed a coloro che creano un canale per "fare soldi" (continuate a crederci).
Hanno cambiato tutto, maledetti!
Instagram non è casa vostra! Vi rendete conto che la piattaforma è di proprietà del consiglio di amministrazione di Facebook e che da un momento all'altro è in grado di cambiare le regole come meglio crede e, soprattutto, senza necessariamente chiedervi il permesso? Domani potrebbe chiudere per sempre.
Instagram deve ascoltarmi perché io valgo!
Pensate davvero che ad un'azienda così grande possa importare delle lamentele degli utenti che piangono davanti alla telecamera, piuttosto che il loro guadagno? I vari scandali sulla privacy di Facebook evidentemente non hanno insegnato nulla...
Instagram è il mio lavoro
Come diavolo vi viene in mente di ottenere il 100% dei vostri guadagni da una sola fonte non controllabile da voi stessi? Mai e ripeto mai basare il proprio reddito su un'unica fonte. Puntando tutto su Instagram commettereste lo stesso errore degli youtuber quando YouTube ha cambiato le sue regole sulla monetizzazione. Quanti si sono lamentati? Tantissimi. YouTube ha cambiato le regole? No, comandano gli inserzionisti, punto!
Come pensate che possa evolversi la situazione? È solo un incubo dal quale gli influencer prima o poi riusciranno a svegliarsi, oppure è davvero arrivata la fine per la maggior parte di essi?