Intel ha trovato il modo per eludere il ban USA nei confronti di Huawei
Alcune società statunitensi stanno nuovamente vendendo attivamente componenti a Huawei. Come fanno ad ignorare le sanzioni del governo degli Stati Uniti? Ve lo spieghiamo in questo articolo.
Alcuni produttori americani di chip vendono ancora oggi prodotti per diversi milioni di dollari a Huawei. Secondo il New York Times si tratta di aziende del calibro di Intel e Micron. Per poter continuare attivamente la loro attività di commercio, queste aziende avrebbero trovato il modo di non etichettare i loro prodotti come "Made in USA".
La mossa del governo americano ha causato molta confusione non solo in Cina, ma anche tra i vari fornitori di Huawei, scrive il New York Times. Molte consegne sono state al momento interrotte fino a quando la situazione non sarà più chiara.
Fatta la legge, trovato l'inganno
Se i chip vengono prodotti al di fuori degli Stati Uniti e non contengono "tecnologie che minacciano la sicurezza nazionale" sono tecnicamente vendibili a Huawei, anche se è un produttore americano a farlo. Tuttavia, sono anche presenti delle restrizioni: non possono essere offerti altri servizi, come l'uso del prodotto.
Secondo l'articolo, questa regola induce le aziende a rivedere le loro catene di approvvigionamento e a prendere in considerazione la possibilità di delocalizzare la loro produzione. Non solo è possibile ritirare la produzione dalla Cina, ma anche dagli Stati Uniti, sempre secondo il New York Times.
Il ban non è un problema solo per Huawei, ma anche per le aziende statunitensi che temono il crollo del loro business. FedEx, ad esempio, ha citato in giudizio il governo degli Stati Uniti per l'embargo commerciale. La vicenda del pacco contenente un P30 Pro non consegnato "per errore" è stata probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Intel e Micron non hanno voluto commentare l'articolo del New York Times. Tuttavia, il capo di Micron, Sanjay Mehrotra, ha confermato durante una relazione annuale che la sua azienda ha ripreso a consegnare a Huawei i chip richiesti.
Fonte: New York Times