Google Home: assistente tutto fare o subdolo violatore della privacy?
Dopo una pomposa presentazione iniziale, accompagnata da musica, video e giochi di luce, Sundar Pichiai ha lasciato il palco per dare la parola a Mario Queiroz, VP di Product Management Google. Eravamo pronti a tutto: un Android VR, una nuova applicazione dedicata alle foto, un tablet? Invece lo speaker ha presentato al grande pubblico raccolto nello Shoreline Amphitheatre, Google Home: un assistente intelligente pronto ad esaudire ogni nostro desiderio. Ma dobbiamo preoccuparci per la nostra privacy?
Google Home: cos'è e come funziona?
Google Home sembra a tutti gli effetti uno speaker di design, una piccola cassa dal look minimalista che può essere personalizzata per adattarsi all'arredamento di ogni stanza. Studiato nel dettaglio ed assemblato con cura, questo dispositivo presenta un solo tasto fisico, dedicato all'attivazione del microfono, e mostra un gioco di led che vede i colori di Google ruotare e lampeggiare. Sapete a cosa ho pensato quando Mario (peccato che non sia salito sul palco in salopette) ha finalmente mostrato dal vivo Google Home? "Ma quello è il profumatore per ambienti che ho in bagno!"
In realtà Google Home è molto più di uno speaker (anche se purtroppo non spruzza profumo al nostro passaggio), è un assistente personale in grado di riprodurre la musica salvata in cloud o le playlist create su Spotify, ma anche di interagire con gli elettrodomestici di una smart home, effettuare ricerche sul web ed eventualmente mostrarne i risultati sullo schermo della TV, salvare promemoria, prenotarci un tavolo al ristorante, ricordarci del meeting di lavoro che ci aspetta, inviare messaggi ai nostri contatti e tanto altro ancora.
Google Home è molto più di uno speaker, è un assistente personale sempre pronto ad esaudire ogni nostro desiderio
Grazie a 10 anni di ricerca in Natural Language Processing, Google Home è in grado di riconoscere la nostra voce e contestualizzare le nostre richieste non solo se parliamo direttamente nel microfono, ma anche se ci troviamo dall'altra parte della stanza. Ci sono solo un paio di limiti, al momento, per questo interessante gadget: sarà possibile registrare un solo account Google alla volta e l'API sarà chiuso e dunque i servizi disponibili per questo assistente tutto fare saranno probabilmente pochi ed esclusivamente di Google. Google Home verrà lanciato sul mercato entro la fine dell'anno e, probabilmente, sarà disponibile in un primo momento esclusivamente negli USA.
Google Home: innovazione o minaccia?
La conferenza per sviluppatori è andata avanti, si sono susseguiti diversi speaker che hanno presentato molte notivà interessanti, tra cui applicazioni come Allo e Duo che arriveranno a breve sul Play Store, ma ormai non riuscivo più a seguire, avevo un unico pensiero fisso in testa: "Google Home deve essere mio al più presto". Purtroppo però non tutti sembrano essere altrettanto entusiasti ed inclini ad acquistare il gadget ed il motivo principale è la potenziale, anzi la certa, violazione della privacy.
Mario Queiroz non ha fatto riferimenti chiari alla questione della sicurezza e della privacy, ha solo aggiunto, con molta nonchalance, una frase del tipo "Google Home, solo se lo vorrete, potrà esaudire ogni vostro desiderio". Dunque ci saranno determinati permessi che potranno essere concessi a questo dispositivo ed ai servizi ad esso connesso? E se decidessimo di non concederglieli, funzionerebbe comunque o sarebbe un po' come utilizzare Google Now senza internet? Chi può dirlo.
Fatto sta che mentre io sarei disposta a dare completao accesso a Google, permettendogli di ricordarsi i miei impegni, registrare i miei comandi vocali per ottimizzarli e controllare tutti i servizi Google a cui il mio smartphone è connesso, molti utenti, giustamente, preferirebbero continuare a vivere una vita normale, semplice, ma soprattutto privata. Dove vanno a finire tutti i dati registrati da Google Home? "È come se un gruppo di sviluppatori muniti di cuffie fosse costantemente in ascolto, in una stanza spoglia, decorata da cartoni di pizza vuoti e fogli accartocciati sul pavimento", mi ha fatto giustamente notare un amico. Senza contare che tra gli scenari possibili c'è sempre quello del film Her, in cui la macchina registra, impara e sviluppa sentimenti, o di Blade Runner, in cui la differenza tra androide ed umano diventa sempre più confusa.
Film di fantascienza a parte, i programmi "always on", ovvero sempre in ascolto, nonostante siano ormai utilizzati da utenti in tutto il mondo (basti pensare a Siri, Google Now e Cortana), hanno più volte destato dubbi non solo da parte degli utenti, ma anche da parte di organizzazioni e centri specializzati come l'Electronic Privacy Information Center, o EPIC, americano. Quest'ultimo ha persino pubblicato una lettera indirizzata al Dipartimento di Giustizia ed alla Federal Trade Commission in cui gli chiedeva esplicitamente di investigare in maniera più approfondita questa tecnologia integrata su dispositivi Microsoft, Google ed altri, renderne noti i rischi ed eventualmente stilare delle leggi ad hoc.
I programmi "always on" hanno destato dubbi e preoccupazioni non solo da parte degli utenti, ma anche da parte di enti specializzati
Pensate, ad esempio, a tutti i comandi vocali impartiti a Google Now e salvati nei server Google: in che modo vengono protetti? E cosa impedisce ad un hacker di accedervi e di spiare ogni nostro movimento? Soprattutto, chi ci dà la certezza che gli scopi di Google siano tutti a sfondo di ricerca ed ottimizzazione del software? Se segretamente il colosso di Mountain View vendesse informazioni al governo? Personalmente tendo ad essere ottimista e fiduciosa, vedendo in progetti come Google Home il frutto del progresso e della ricerca che, giorno dopo giorno, migliorerà la nostra vita e cambierà il mondo.
Ma voi, vi sentireste sicuri ad avere Google Home in casa sempre pronto ad ascoltarvi ed imparare a conoscervi?
Per quanto sia un grandissimo passo della tecnologia ed un impulso importante alla domotica, devo dire che il problema della privacy si pone ma svanisce per un motivo molto semplice. Siamo tutti spiati da tempo, lo siamo potenzialmente, nel momento in cui abbiamo acquistato un telefono, uno smartphone, un televisore, nel momento in cui usiamo un computer o abbiamo un utenza elettrica. Siamo potenzialmente a rischio privacy quando prendiamo una macchina che ha antifurto satellitare o ricevitore gps. Insomma la privacy può essere potenzialmente violata in qualsiasi momento, certo ci può essere un giusto equilibrio tra la tecnologia ed il rischio privacy ma è sempre qualcosa da valutare bene, in base alle impressioni ed alle esigenze della singola persona :)
Google Home è un gran prodotto che prima o poi e con tutti gli aggiornamenti del caso entrerà nelle nostre case. Almeno in quelle di chi avrà la possibilità di aggiornare alla nuova tecnologia i vari elettrodomestici e interruttori.
La privacy? È certo un problema che i governi si porranno sperando nell'onestà loro e delle Aziende dove tali dati confluiranno ed in ogni caso credo che per gli utilizzatori ci sia poco da fare nel senso che quasi nessuno rinuncerà a Google Home.
Grazie di tenerci aggiornati sulle novità del Google I/O.