5 curiosi aneddoti su Xiaomi che potreste non conoscere
Xiaomi non ha una lunga storia alle spalle. La startup cinese è stata infatti fondata nel 2010 e, dopo poco tempo, si è ritrovata catapultata sul palcoscenico internazionale. Particolarmente popolare in Cina è riuscita a guadagnarsi l'attenzione degli utenti internazionali prima di rendere disponibili i propri dispositivi in loco. Oggi vi vogliamo raccontare alcuni interessanti aneddoti sul brand che probabilmente non conoscete.
Il nome del brand è enigmatico
Quando si parla di produttori cinesi spuntano fuori nomi dalle origini sconosciute. Il termine Xiaomi è una trasliterazione fonetica dei caratteri cinesi utilizzati nel nome del brand e, come sempre, crea confusione circa la sua interpretazione. Ho chiesto spiegazioni alla mia collega cinese e secondo lei 小米 significa letteralmente piccolo miglio (il cereale) o piccolo riso.
Il logo Xiaomi riprende la trascrizione occidentale di "mi". Charlotte mi ha spiegato che il brand ha cercato di combinare insieme i caratteri cinesi con quelli latini poiché, se capovolto, il simbolo di Mi ricorda il carattere cinese di cuore. Il nome Mi è presente su tutti gli smartphone della casa cinese (Mi, Mi Note e Redmi) e trasmette un concetto positivo che, purtroppo, sfugge al mondo occidentale.
Il valore della startup è sorprendente
Il 2015 è stato un anno davvero importante per Xiaomi. Se in Europa (in modo particolare a Berlino) pensiamo alle startup come a delle piccole aziende con circa 30 impiegati che cercano di farsi strada sul mercato, Xiaomi è un passo avanti rispetto a questa realtà. Si tratta infatti della seconda startup al mondo (il primo posto se lo aggiudica Uber) che registra un fatturato non inferiore ai 20 miliardi di dollari. Che altro aggiungere?
Xiaomi continua a crescere e difende con orgoglio il suo secondo posto con un valore di ben 46 miliardi di dollari, più di quanti ne conti Airbnb. L'azienda continua a svilupparsi e ad oggi conta più di 16 mila dipendenti, un numero considerevole ma comunque ridotto se confrontato ai dipendenti del rivale Huawei. La società sta crescendo ma meglio non adagiarsi sugli allori perché il mercato cambia rapidamente e, per rimanere in scena, occorre adattarsi allo stesso modo.
La società si occupa di molteplici attività
Se da un lato non ci sorprende vedere giganti come Sony, Samsung e Huawei impegnati anche in altri settori, risulta invece piuttosto curioso vedere far lo stesso ad un'azienda giovane come Xiaomi. Il caso dell'azienda cinese è un'eccezione ed il brand ha capito che la chiave del successo nel settore dell'high-tech è la diversificazione. Certo, in occidente Xiaomi era noto quasi esclusivamente per i suoi smartphone che offrono delle etichette economiche e catturano l'attenzione degli utenti ma, in realtà, è molto di più di questo. E grazie all'arrivo degli shop fisici sta diventando sempre più chiaro agli utenti.
Xiaomi è spacializzata nella produzione di dispositivi elettronici: smartphone, smartband, tablet, TV smart e perfino scarpe collegabili! Il brand si dedica anche alla produzione di accessori da connettere l'un l'altro come, ad esempio, cuffie. Ma l'aspetto più sorprendente è vedere Xiaomi impegnata nella tecnologia dedicata a router, gamepad e droni. Per non parlare poi di veicoli come bici elettriche, scooter e monopattini!
Il giovane brand attira a sé gli esperti
Avere i contatti giusti è utile quando si entra nel mondo degli affari, a prescindere dalle dimensioni dell'azienda. Xiaomi, nuova sul mercato, aveva bisogno di imparare ancora tanto dai più esperti e per questo nel 2013 ha deciso di rivolgersi a Hugo Barra, l'ex Product Manager di Google (nonché Development Manager di Android) per proclamarlo vicepresidente di Xiaomi International.
Nel 2014 ha poi chiamato all'appello uno dei tre fondatori di Apple, Steve Wozniak. Secondo quest'ultimo Xiaomi possiede dei "prodotti eccellenti" che sono "abbastanza buoni per penetrare sul mercato statunitense". Delle parole che non possono fare altro che lusingare l'ego di una giovane azienda come Xiaomi. Detto questo, una delle menti creative di Xiaomi viene chiamata "lo Steve Jobs cinese" mentre l'altra mente creativa è uno dei vecchi esperti di Google in Cina che vanta una precedente esperienza presso Microsoft. Insomma, una startup con tanta bella gente.
Avere i contatti giusti è utile quando si entra nel mondo degli affari, a prescindere dalle dimensioni dell'azienda
Xiaomi è stata accusata di spionaggio
Avrete già sentito dire che i cinesi sono soliti spiare i dispositivi. Stereotipi o realtà? Nel 2014 spyware (un software spia) è stato rilevato sullo Xiaomi Redmi Note e sullo Redmi 1S e attivato su alcuni modelli venduti in Cina, Hong Kong e Taiwan. La storia si è diffusa a causa della pressione dei media ed uno studio, allargato anche ad altri produttori, è stato condotto da un consiglio con sede a Taiwan. Il risultato? Mai pervenuto.
E così la reputazione è stata intaccata da questo episodio. Nel 2015 la società tedesca G Data ha dichiarato che fosse comune vedere spyware sugli smartphone cinesi e questo confermerebbe i risultati precedentemente riscontrati sullo Star N9500. Da allora è cambiato qualcosa? Come il mio collega Eric ha evidenziato, cosa è peggio: che i cinesi sappiano tutto di noi o che Google sappia tutto di noi?
Conoscete altri curiosi aneddoti su Xiaomi? Condivideteli con noi!
beh ormai nn può più essere considerata una start-up xiaomi. Visto che ormai se nn erro sono più di 5 anni che esiste come azienda. Soprattutto ha ricavi e dipendenti ben oltre l'essere una start-up. Detto ciò la considero un'ottima produttore che fa anche PC portatili di ottima qualità.